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Nuovi muri
Il Firenze, 5 novembre 2007

 “L’uomo è lupo all’uomo”. Viene alla mente la cruda espressione di Hobbes dopo i tragici fatti di Roma. La vittima, Giovanna Reggiani, era dedita al volontariato ed attenta agli emarginati. Per un crudele contrappasso, è un giovane segnato con il marchio della marginalità, il romeno Nicolae Mailat, ad essere accusato di averla ferocemente uccisa. Inquieta la lettura dei giornali. Ieri, la notizia del pestaggio di alcuni immigrati. Romeni. Scelti a caso. E’ una società lacerata, la nostra, in cui
soffiano i venti dell’insicurezza e del pregiudizio. Non c’è niente da eccepire se misure severe sono adottate per garantire la sicurezza. Chi delinque sia perseguito. Se ci sono espulsioni da fare, le si facciano. Ma dobbiamo fare attenzione a che muri invisibili non si ergano a dividere, dall’interno, la nostra società e una parte dell’Europa dall’altra. Venerdì prossimo, il Consiglio regionale ricorderà l’anniversario della caduta del Muro di Berlino. La libertà di movimento allora (ri)guadagnata e facilitata dall’allargamento dell’ Unione europea è un patrimonio da non svilire. Si introducano, se necessario, restrizioni atte a tutelare la comune convivenza.La legalità deve essere garantita. Ma non a scapito dei diritti umani. Ci sono immigrati che delinquono, è vero. Ma la responsabilità penale è individuale e non vanno colpevolizzate intere comunità. Non si ricorderà mai abbastanza, d’altra
parte, la consistenza che ha la delinquenza di origine nostrana. O il numero elevato di omicidi, semplicisticamente classificati come manifestazioni di raptus, consumati tra le mura domestiche. In un periodo in cui l’intolleranza rialza ovunque la testa ed in cui negli Stati Uniti riemerge il simbolo del cappio del Ku- Klux- Klan, è bene ricordare che le parole sono pietre. Da usare con senso di responsabilità. Giovanni Gumiero, il marito della povera donna assassinata, durante la cerimonia ecumenica (Giovanna era valdese) di commiato, ripeteva: “Non è giusto, non è giusto”. Ha detto: “Lotterò per la verità”. Ma, insieme al padre della moglie, ha ribadito che bisogna distinguere le
persone: “ un rom da un rom, un romeno da un altro romeno, un italiano da un altro italiano”. In un momento in cui le ragioni della convivenza sembrano smarrirsi, le loro dignitose parole sono un esempio di lucidità e di grande umanità.

Severino Saccardi
Direttore di “Testimonianze”
Consigliere regionale della Toscana

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