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Terrorismo, l'errore che ritorna
Il Firenze, 19 febbraio 2007

 
Ci sono momenti in cui ti imbatti nella storia. A chi scrive è successo, alcuni anni fa, in una sala del centro studi Cisl. Ero lì per incontrare Marek Edelman, che era stato, giovanissimo, vicecomandante dell’insurrezione del Ghetto di Varsavia, durante gli anni bui dello sterminio antiebraico. Un libro (di W. Goldkorn e R. Assuntino, ed. Sellerio) a lui dedicato è intitolato Il guardiano. Edelman è uno dei pochi rimasti a far la guardia alle tombe della sua gente.
Uomo di cultura laica, durante il “socialismo reale” è stato fra gli animatori di Solidarnosc.
L’incontro con Marek Edelman mi è tornato in mente in questi giorni, mentre le notizie di cronaca agitano la coscienza. Andai per intervistare (v. “Testimonianze”, n.403) e fui interrogato.
Il vecchio combattente voleva sapere del peso che ha avuto il terrorismo nel nostro Paese. Ecco le sue taglienti parole: “ (..)nell’intellighenzia italiana (…) anche le persone che sono eticamente contro le uccisioni, sembrano in qualche modo inconfessabilmente orgogliose che qui ci sia stato qualcosa di molto eversivo”. Impressione, certo, discutibile. Ma capace di inquietare. Perché il terrorismo rinasce
sempre dalle sue ceneri? Edelman volle sapere di Feltrinelli, il coraggioso editore del “Dottor Divago”, finito poi su un traliccio nell’illusione di contribuire a fermare la “fascistizzazione”. C’è molto da fare per capire un passato che non solo non passa, ma che continuamente si ostina a riemergere. Aiutano, in questo senso, i lavori (edizioni Bur) di Giovanni Fasanella: Guido Rossa, mio padre(scritto con Sabina Rossa, figlia dell’operaio comunista ucciso dalle Br, in cui vi sono interessanti
considerazioni anche sui “servizi deviati” negli “anni di piombo”) e I silenzi degli innocenti ( scritto con Antonella Grippo). Narrano il dolore dei familiari delle vittime delle stragi e del terrorismo “nero” e “rosso”. Eppure ancora non tutti hanno realizzato (sottolineava Edelman) che “ la vita umana non è un ‘prezzo giusto’ per cambiare qualcosa”. Non era un moderato, il leggendario vecchio venuto dalla
Polonia. Parlava, dei diritti degli ultimi e dei migranti, senza i quali l’Europa perde se stessa. Ma diceva anche che bisogna “sempre camminare nel lato assolato nella strada, mai nel buio”. Non è un caso che le sue parole, come un monito, siano riemerse alla memoria.


Severino Saccardi
Direttore di “Testimonianze”
Consigliere regionale della Toscana
 

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