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Il futuro inizia con la memoria
Il Firenze, 7 marzo 2007

 
Coltivare la memoria e lavorare a costruire il futuro.Sono due versanti complementari di una società che non voglia smarrire, in se stessa, il senso dell’ identità e la direzione del cammino. Per parlarne, rimando a tre suggestioni che, a chi scrive, sono suggerite dall’agenda di questi giorni. Il primo spunto rimanda alla declinazione, nella nostra storia locale, delle grandi tragedie del Novecento.
La settimana prossima, infatti, verrà ricordata, presso la stazione di S. Maria Novella, quel che avvenne l’8 Marzo 1944. Quando, a seguito dei grandi scioperi contro il fascismo e la guerra (alla Manifattura Tabacchi, alla Galileo, al Pignone, a Empoli nelle vetrerie…), 20.000 operai toscani furono caricati su convogli bestiame allestiti dai tedeschi e dalla milizia repubblichina. Destinazione:
Mauthausen, Melk, Gusen, Ebensee. I terribili campi della schiavitù e dello setrminio, da cui pochi sarebbero tornati. Il New York Times rese omaggio al grande coraggio dei nostri operai. La democrazia sarebbe rinata anche grazie al loro autonomo tributo di sangue.
Di tributi di sangue è spesso costellato il faticoso cammino dell’umanità. Mercoledì 7 Marzo (ore 17.00, Palazzo Medici Riccardi) saremo a presentare un bel libro (David Lazzaretti, il racconto della vita, le parole del “profeta”, di Lucio Niccolai, ed. Effigi) che racconta di una vicenda incardinata nella memoria profonda del Sud della Toscana. Sulle pendici dell’Amiata. Dove, nella seconda metà dell’ Ottocento, si sviluppò la singolare esperienza del “profeta dei poveri”, David Lazzaretti. Un popolano autodidatta che, sulle suggestive pietraie del Monte Labbro, seppe infiammare i contadini ed il diseredati di quel territorio con la sua predicazione visionaria. Un’originalissima commistione di cristianesimo medievale e di anticipazione delle utopie socialiste.
Parlava del Regno, il “santo” e autodidatta David. Ma ne postulava l’anticipazione, nella fraternità e nella condivisione, già sulla terra. Spaventò a morte la chiesa ufficiale e i proprietari di terra. Finì ucciso, come un agnello sacrificale , dalla fucilata di un carabiniere durante una processione vietata.
Ad Arcidosso, suo paese di residenza, non lo vollero nemmeno da morto. E’ sepolto nel cimitero di Santa Fiora, a due passi da padre Ernesto Balducci. Che ne ha parlato, rivendicando la portata del tutto non locale, della sua esperienza incentrata (come nel grande, e successivo, esempio di Gandhi) su ideali di giustizia, libertà, non violenza. Il libro in cui Balducci ne scrive è intitolato: Il sogno di una cosa. Nel cimitero di Santa Fiora, vicino alla tomba di Balducci ed a quella dell’ottocentesco profeta
dei poveri, sono sepolti i “martiri di Niccioleta”. Operai fucilati a decine dai nazisti per aver difeso la loro miniera. Martiri del lavoro e della libertà, come i loro compagni partiti in quello stesso 1944 dai binari di Santa Maria Novella per i campi della morte.
E’ per me spontaneo, non credo impropriamente, accostare questi rimandi ad un passato denso di drammi che hanno punteggiato il cammino verso obiettivi di giustizia e libertà, ad una vicenda, limitata come portata, rilevante nel significato. Al teatro di Marcialla, un pugno di case nel Comune di Barberino Val d’Elsa, viene presentato il progetto di cooperazione con Santiago Ixcquintia, dello stato di Nayarit (Messico). Il teatro, da poco restaurato, piccolo e bello, è strapieno. Vi partecipano
credenti e non credenti, uomini e donne della Misericordia, dell’Arci, rappresentanti dell’ amministrazione comunale, privati cittadini. Non valgono, visibilmente, le barriere ideologiche del passato. Si parla di microcredito, di sostegno agli agricoltori poveri, di turismo responsabile. Molti i giovani, ragazzi e ragazze. Che si trovano, all’insegna della gratuità dell’impegno. Un piccolo seme, e un piccolo segno. Un segno che indica una vitale reazione all’indifferenza. E’ nelle piccole esperienze che vive a volte il respiro di una nuova e vitale esperienza umana globale. Che ci dice che il filo tra
memoria e futuro non è spezzato. E che può, per mille ed inesplorate vie, essere produttivo e fecondo di speranza.

 Severino Saccardi

Direttore di "Testimonianze"

Consigliere regionale della Toscana

 

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