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Non sono che un uomo
Il Firenze, 18 giugno 2007

 
Quindici anni fa, Ernesto Balducci concludeva il suo percorso terreno. Il suo fu – quasi in linea con la sua vita di instancabile impegno- una sorta di funerale itinerante. Il primo abbraccio corale lo ebbe alla Badia Fiesolana.Sul feretro, una stola multicolore e ad accoglierlo il suono struggente dei flauti andini. Che sembravano dar voce ai popoli che voce non hanno. Balducci lo insegnava: bisogna ascoltare il respiro del mondo (come titola il volume speciale di “Testimonianze” della raccolta
antologica dei suoi articoli, pubblicato per il cinquantennale della Rivista). Di Balducci scriveva Arturo Paoli: “Afferrato al suo tavolo di lavoro, chiuso fra le mura di un convento, è diventato ‘uomo planetario’ capace di cogliere, su un terreno aridissimo, le spore e assicurare che saranno pini”. I luoghi- simbolo della sua vicenda biografica e culturale, oltre a Fiesole, sono Firenze e Santa Fiora, il paese delle sue radici. Furono anche le tappe successive di un addio che sembrava non volersi
concludere. In Duomo, il card.Piovanelli rese omaggio al prete “di confine”.
L’Amiata lo ricevette in una giornata di primavera, in cui gli alberi in fiore e la luce del sole che inondava i castagni sembravano mutare la mestizia in una misteriosa e coinvolgente occasione di ritrovamento del senso profondo dell’essere e delle cose. Nel cimitero del paese, di una semplicità quasi monumentale, Ernesto Balducci trovava, infine, riposo. Accanto ai suoi antichi compagni di scuola, i “martiri di Niccioleta”, minatori fucilati dai nazisti. Gli stessi che la Toscana, pochi giorni
fa,ha commemorato. Ernesto Balducci seppe unire, come si dice, realtà “locali” e istanze “globali”.
Rivisitò i luoghi della sua vita con la forza del linguaggio simbolico e volle idealmente congiungerli a quell’unica comunità di destino che è il mondo. Questa sera a Fiesole, uno dei suoi luoghi-simbolo, lo si ricorderà. Alle 21.00, nel Teatro Romano, risuoneranno, quindici anni dopo, le note del gruppo andino dei “Markhauasi”. Faranno da sfondo a testi ricavati dal pensiero di Balducci (a cura di Pierluigi Onorato); voci: Ilaria Onorato e Paolo Hendel.
“Non sono che un uomo,il titolo dello spettacolo,ripropone una “provocatoria” espressione che, in tempi di esasperata contrapposizione fra identità religiose e culturali, ci tocca con la forza di un’ispirata lezione.


Severino Saccardi
Direttore di “Testimonianze”
Consigliere regionale della Toscana
 

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