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L'illusione del bene
Il Firenze, 26 novembre 2007

C’era una volta l’idea della “riformabilità” del comunismo storico. Quando l’Unione Sovietica ed il “socialismo” dell’Est sembravano incrollabili, su tale prospettiva scommettevano “eurocomunisti” dell’allora Pci, esponenti della “sinistra cattolica” e partiti della socialdemocrazia europea. Che preferivano dialogare con i dirigenti apparentemente “più aperti” dei partiti comunisti al potere che non con i “dissidenti”. Temi, e tempi, lontani. Che mi tornavano alla mente durante il recente Convegno in Palazzo Vecchio su Gli usi del terrore in Urss. A sentire le relazioni (sulle vittime italiane del Gulag, sulle deportazioni, sugli anni del grande Terrore…) degli studiosi presenti (tra cui V. Zaslavsky, E. Dundovich, A. Graziosi…), risultava evidente perché dell’idea della “riformabilità” di quel sistema sembra essere rimosso perfino il ricordo. Un sistema totalitario non è riformabile in senso democratico. Se non a prezzo del crollo: come sperimentò Gorbaciov . Altra cosa è stata la “riforma” in Cina. Poderosa in campo economico, quasi inesistente in campo politico. Tanto che i
dirigenti cinesi si inalberano se le istituzioni dei paesi occidentali ricevono un uomo di pace (ma sostenitore dei diritti del popolo tibetano) come il Dalai Lama.
Ha scritto Giovanni Gozzini, assessore alla cultura di Firenze, che non si può “mettere una pietra sopra il passato e tenersi scheletri così ingombranti negli armadi” (“La Repubblica”, 24-11-07).
E’ giusto. Tanto più che la tendenza ad obliare la memoria (come ha riportato Oleg Chevniuk) va, adesso, per la maggiore perfino in Russia. Dove il potere dell’era di Putin risuscita l’orgoglio della grande potenza russa e presenta il “terrore” come irrilevante parentesi. Ma non fare i conti con il passato vuol dire imprigionare il futuro. Impedendo di pensare, ancorandolo a principi di umanità e libertà, il cambiamento possibile. Sono temi che si ritrovano anche in un libro di recente pubblicazione: L’illusione del Bene (Cristina Comencini, ed. Feltrinelli). Un bel libro che ricorda che
fare i conti con quel passato, restituire un degno posto alla memoria delle vittime del totalitarismo in Urss e nei paesi dell’Est, è un’ operazione moralmente e culturalmente giusta. Ed è anche la premessa, in un tempo libero dai fantasmi ideologici del passato, per tornare a dire credibilmente qualcosa “di sinistra”.


Severino Saccardi
Direttore di “Testimonianze”
Consigliere regionale della Toscana

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