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Guerra per le vittime della storia
Il Firenze, 5 febbraio 2007

 
Uscire dal Novecento non è questione di carattere temporale, ma di ottica culturale . Un banco di prova, in questo senso, sarà il prossimo “giorno del ricordo”, dedicato ai martiri delle Foibe. La sinistra “antagonista” lo contesterà. Adducendo la motivazione che la commemorazione viene usata strumentalmente dalla destra- come è, in parte, evidente- in senso storicamente “revisionista”. Ma l’impostazione non limpida della destra non giustifica opposti unilateralismi, moralmente indifendibili. E’ tempo di uscire dalle angustie culturali del “secolo breve” : basta deformare le memorie dei morti a seconda dei diversi contesti delle tragedie del (recente) passato. I caduti delle
Foibe non appartengono solo alla “destra”. Così come i “desaparecidos” argentini e quelli del Cile di Pinochet non appartengono solo alla “sinistra”. Appartengono a tutti coloro che hanno cuore la cultura universale dei diritti . La ricostruzione storica non può contemplare più pagine “bianche” . Il ricordo non può essere arbitrariamente e ideologicamente selettivo: include, in prima istanza, l’unicità dello sterminio sistematico della Shoah (che nessun negazionismo può rimuovere), ma anche
le vittime armene del primo (e negato) genocidio del Novecento, i morti del Gulag e della Cambogia, i caduti di Budapest nel ’56, le vittime degli “squadroni della morte” in Centroamerica e i vietnamiti uccisi dal napalm americano.
Talora, parlando delle Foibe viene fatto riferimento alla complessità del “confine orientale” e alle precedenti violenze dei fascisti italiani. Incontestabili, e spesso sottaciute. La cui gravità non può però sminuire quel che la “pulizia etnica” titoista comportò nei confronti di coloro che si opponevano alla slavizzazione forzata di terre di antica convivenza. Ne seguì un esodo penoso che espose molti profughi ad essere trattati, per ignoranza , come “fascisti”. Anche nella nostra ospitale Toscana.
Ripensare quegli eventi può essere un’utile lezione, per tutti. Anche per una sinistra all’altezza degli anni duemila che assuma per intero la memoria delle tragedie passate per contribuire ad un domani in cui una condivisa cultura della pace e dei diritti rappresenti l’ omaggio vivente a tutte le vittime della storia.


Severino Saccardi
Direttore di “Testimonianze”
Consigliere regionale della Toscana
 

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