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50 anni di Europa
Il Firenze, 1 aprile 2007

 
50 anni fa, Il Trattato di Roma: una pietra miliare dell’unità europea. Aveva alle spalle, il “vecchio continente”, un passato segnato da macerie, morali e materiali. Pesavano i lutti delle due guerre mondiali. Gli anni cinquanta non sembravano promettenti. Il 1956 era stato “indimenticabile” anche perché segnato da eventi di forte drammaticità. L’URSS aveva soffocato nel sangue la rivoluzione nazionale e libertaria di Budapest e Francia e Gran Bretagna si erano gettate nell’avventura politico-militare di Suez per contrastare l’egiziano Nasser, che aveva assunto lo strategico controllo del Canale. In un mondo segnato da tensioni, l’evento di Roma rappresentò una
scommessa. Oggi, l’Unione europea è assai ampia e le sue strutture sono apparentemente consolidate.
Ma non bisogna cullarsi nelle illusioni ed il ricordo del 1957 non deve essere guastato dalla retorica.
Bisogna guardare in faccia i problemi che l’Europa si trova di fronte. Lo hanno ricordato, con diversità di accenti, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il nostro presidente della Camera, Bertinotti. Che di Europa ha parlato all’Istituto universitario di Badia fiesolana. Un istituto che Giorgio La Pira avrebbe voluto proiettare verso il Mediterraneo. Ha fatto molto cammino, l’Europa unita. Ma ha molti nodi da sciogliere. Come superare le diverse “velocità” che ne caratterizzano le varie aree ? Come abbattere i muri invisibili che di nuovo si sono alzati a dividere settori avanzati e
settori tendenzialmente marginali dei suoi territori? Come procedere in un dialogo con le altre sponde del Mediterraneo che sappia integrare l’antica anima “continentale” che, da Carlo Magno ( che dell’unità europea è uno dei lontani riferimenti simbolici) in poi è caratteristica vitale, ma tendenzialmente “unilaterale”, della sua identità? E ancora: entrerà la Turchia? Saprà adeguarsi alle
richieste relative al rispetto dei diritti umani? C’è stata una stagione in cui si è lungamente parlato dell’Europa come “casa comune”. E’ un’espressione da ripensare.
L’ Europea “casa comune”, ferma nella difesa dei diritti ed aperta all’accoglienza di identità e soggetti diversi, è un bel progetto da proporre ai giovani europei. E’ anche il modo per rimanere non retoricamente fedeli alle istanze di coloro che, mezzo secolo addietro, seppero porne le fondamenta.


Severino Saccardi
Direttore di “Testimonianze”
Consigliere regionale della Toscana
 

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