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Novecento doppio come la citt
Il Firenze, 27 ottobre 2006

 
Il mondo che abitiamo pare, non di rado, in agonia e, talvolta, sembra sul punto di partorire un tempo nuovo. Non è una dimensione inedita. Già, nell’antica Grecia veniva notata la dialettica “eterna” fra Amore e Odio. Dovettero ricordarsene, in un celebre carteggio in cui si parlava del conflitto fra Eros e Thanatos (istinto di vita e istinto di morte), due grandi intellettuali di radice  ebraica: Albert Einstein e Sigmund Freud. Si scrivevano nel 1932. Un anno dopo Hitler era al potere.
Un marchio ambivalente sembra segnare le vicende dell’umanità. E la storia. Bifronte è stato il “secolo breve”. Secolo del genocidio degli armeni, dell’ineguagliabile logica “sterminista” della Shoah, del Gulag, di Hiroshima. Delle due guerre mondiali. Della disseminazione dei conflitti locali. Della proliferazione delle armi di distruzione di massa. Epoca della cultura della dominazione, della prevaricazione, della morte, di cui non va, tuttavia, dimenticata l’altra faccia. Quella della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, della nascita dell’Onu, delle esperienze nonviolente di Gandhi e di Martin Luther King. Di una diffusione mai conosciuta della democrazia. Dei movimenti
per la pace. Il Novecento, dunque, come autentico secolo delle “ambivalenze”. Secolo “del sangue”, ma anche di una sensibilità prima sconosciuta per la cultura della pace e dei diritti. Un segno di doppiezza contraddistingue, d’altra parte, la “cultura della città”. La Città, simbolo della più grande comunità umana, è, insieme, città-fortezza e città-crocevia. Emblema della contrapposizione e dello scambio. Della “pesantezza” e, insieme, della “grazia” di una città-simbolo come Firenze parlava Balducci. Che ricordava gli “amichevoli convegni” sull’arte delle guerra agli Orti Oricellari in cui primeggiava Machiavelli. E che faceva però notare come” nel dialogo aereo tra le sue torri e i suoi campanili, nella convergenza (…) su di un centro prospettico, la cupola del Brunelleschi”, Firenze fosse strutturalmente città di pace.
L’età della mondializzazione, in cui città e mondo sembrano coincidere, vive una nuova e potenziata ambivalenza. Eros e Thanatos continuano la loro danza. Sta ad un’umanità segnata da inedite divisioni, eppure avviata verso un’unica comunità di destino, scegliere consapevolmente dove dirigersi.


Severino Saccardi
Direttore di “Testimonianze”
Consigliere regionale della Toscana
27 ottobre 2006

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