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Riviste culturali: Regione, batti un colpo
"stamptoscana.it", domenica 9 Ottobre 2011

www.confronti.net è un indirizzo web da tenere a mente. Contiene un appello accorato. Quello della rivista “Confronti”. Una pubblicazione importante. Che ha alle spalle una storia originale e significativa. “Confronti” nasce dalla fusione di due precedenti esperienze: quella di “Com” (nata dal “dissenso cattolico) e quella di “Nuovi Tempi” (di area protestante). La fusione delle due realtà è avvenuta all’insegna di una sorta di ecumenismo “dal basso”. Laicità, attenzione agli “ultimi”, rinnovamento della politica, dialogo con l ‘“altro”: è su tali assi portanti che “Confronti” ha qualificato una sua riconoscibile presenza nel mondo delle riviste di cultura. Quel mondo che, aggregandosi in esperienze associative di carattere nazionale (come quella del Coordinamento riviste italiane di cultura, presieduto adesso da Valdo Spini), è in cerca di una via d’uscita alla crisi della piccola editoria e dei periodici di impegno culturale. Ed ecco, per venire, al punto, il carattere urgente, e dolente, dell’appello del sito di “Confronti”. Che dice a chiare lettere (rivolgendosi a sostenitori e lettori, chiamati in soccorso della rivista) che il 31 Dicembre -in assenza di un estremo salvataggio- chiuderà i battenti. Un caso emblematico di (possibile, e non augurabile) “fine annunciata” le cui cause sono chiare: aumento delle tariffe postali, predominio della grande editoria e della grande distribuzione, assenza di interventi politici capaci di temperare un mercato come quello editoriale, dominato dai soggetti “forti”.

Lo scenario è, certamente, assai complesso: c’è il dilagare della multimedialità (che non è una iattura, ma un’invitante occasione di interazione fra giornalismo “di carta” e mondo della rete); c’è la più generale crisi del giornalismo  con la precarizzazione del mestiere del giornalista (di cui si è occupata, in questi giorni, anche l’ Associazione Stampa Toscana); e c’è, soprattutto, il rumore di fondo della “comunicazione globale” che  informa di tutto in “ tempo reale” e che tutto sembra appiattire.

Andiamo (come titolava qualche mese fa la rivista “Testimonianze”) ormai Verso un mondo senza giornali? E sarebbe, quello, un mondo migliore per qualità della vita civile e della democrazia? La politica, che è in molte altre faccende affaccendata, di tali questioni di fondo dovrebbe occuparsi. E’ una considerazione che vale anche per la Toscana. Dove non mancano le riviste di cultura che, in assoluta frugalità di mezzi e grazie alla risorsa del volontariato, continuano ad essere in campo, con un’istanza di riflessione e di un buon uso della ragione critica di cui nel “villaggio mediatico” c’è ancora più bisogno di prima.

A conclusione della scorsa legislatura, il Consiglio Regionale ha approvato il Testo Unico della Cultura per la Regione Toscana, in cui sono previste anche specifiche misure a favore delle riviste di cultura. Misure non di carattere assistenziale, fondate sul sostegno alla visibilità, alla circolazione, alla diffusione ed all’incentivazione, in particolare, delle esperienze che affrontano la sfida dell’innovazione (e dell’interazione fra edizioni cartacee e dimensione web).

E’ bene che il mondo della cultura e della società civile ponga in merito qualche domanda. Si tratta di impegni destinati a rimanere sulla carta o ne è prevedibile una ragionevole e puntuale attuazione? La Regione Toscana  è chiamata a battere un colpo.

Vicende come quella di “Confronti” (cui auguriamo di cuore di superare le difficoltà presenti e di potersi presentare con immutata vitalità  all’appuntamento del 2012) servono da monito.

Versare postume lacrime sui quarti di nobiltà culturale di realtà costrette a chiudere i battenti (come la fiorentina Libreria “Martelli”) non consola . E’ auspicabile che la dolorosa, e più generale, dimensione della crisi, non assuma i contorni, oltreché di una corposa realtà, di un persistente alibi. Alibi per le carenze di una politica culturale che non si vuole fare o che, forse, non si riesce nemmeno ad immaginare. C’è scritto sul sito di “Confronti”: nella crisi risalta il problema dei  bisogni “materiali”; è un’istanza primaria. Ma ci sono valori profondi e non “monetizzabili” che, proprio nei momenti di difficoltà, sono da tutelare come risorsa fondamentale di una società che ne ha bisogno come il pane.

Articolo uscito su stampatoscana.it

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