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Due uomini di frontiera
"Il Firenze", 8 dicembre 2006

Si dice: la politica vive in una dimensione separata, lontana dalla società. Si dice: la chiesa dimentica lo spirito evangelico. Ci sono, però, eventi che irrompono e che mettono in crisi consolidati luoghi comuni. Così è stato in occasione delle commoventi manifestazioni di addio che Firenze e la Toscana hanno tributato a due uomini. Un uomo di partito ed un uomo di chiesa. Manuele (“Meme”) Auzzi e Don Danilo Cubatoli (Don Cuba). Storie parallele, ed ugualmente significative, quelle di Meme e di Don Cuba. Manuele Auzzi, che era stato a lungo sindaco di Incisa, era ben radicato nel suo Valdarno anche dopo che se ne era allontanato per dirigere l’unione metropolitana del suo partito, i Ds.
Incarico che ha svolto lavorando sodo con il suo stile diretto e con il suo parlar vernacolare. Senza “chiedere per sé”, come è stato detto al funerale a cui hanno partecipato i suoi conterranei accanto ad importanti dirigenti . Don Cuba è stato pianto, insieme, da uomini delle istituzioni e da emarginati, da secondini e da detenuti. Da “guardie” e da “ladri”. Ha saputo, senza incendiari velleitarismi, essere un testimone della radicalità evangelica nella vicinanza agli ultimi e ai diseredati.
In una cerimonia commovente, accompagnato nell’ultimo viaggio dai simboli del suo disarmante dinamismo (il sellino, il casco della bici, i pedali), è stato salutato dalla poetica preghiera dei detenuti.
“Una moltitudine di braccia tatuate e di uomini soli”. Uomini molto diversi fra loro, se ne sono andati negli stessi giorni, Meme e Don Cuba.
Ci lasciano un messaggio in qualche modo convergente. C’è spazio per una politica che non si stacchi dal contatto con i cittadini e con il popolo. Quel popolo del Valdarno, ad esempio, che ho visto, commosso all’ospedale per l’ultimo saluto ad Auzzi. C’è spazio per una testimonianza di fede che, in questo inizio millennio, sappia far vivere, in combinazione con lo spirito di dialogo e la laicità, l’eversivo messaggio delle Beatitudini evangeliche. Erano entrambi “uomini di frontiera” il segretario dei Ds e l’antico cappellano di Sollicciano. E’ su questa linea di frontiera che c’è bisogno di continuare ad impegnarsi per non smarrire la prospettiva di un diverso domani.

Severino Saccardi
Direttore di “Testimonianze”
Consigliere regionale della Toscana

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