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Il Forteto, una Sentenza e quei Silenzi
Pubblicato su il "Corriere Fiorentino" il 26 ottobre 2012

Intervento pubblicato in risposta all' articolo di Eugenio Tassini del 24 Ottobre, ntitolato: 'Dietro una sentenza ignorata per trent'anni".

Ho letto con attenzione l’articolo di Eugenio Tassini (“Corriere Fiorentino” del 24 Ottobre) sul rapporto fra la cooperativa del “Forteto” ed il mondo “cattolico-progressista”. Del “caso Forteto” so solo quello che dicono i giornali. Ma ho trovato sorprendente la ricostruzione che, da un’angolatura specifica,   ne viene proposta dal “Corriere”. Che sembra ascrivere all’atteggiamento pregiudizialmente favorevole all’esperienza del “Forteto” da parte di personalità del cattolicesimo democratico (da Don Bensi a La Pira, a Gozzini a Meucci) il “lungo silenzio” sulle scabrose vicende giudiziarie che hanno investito quella realtà. Di più: da lì sarebbe derivato il trattamento di riguardo verso il “Forteto”, con la continuazione dell’affidamento di giovani da parte del Presidente del Tribunale dei minori G. Meucci, anche a procedimento giudiziario (poi sfociato nella condanna del 1985) ormai avviato. Meucci, peraltro, nel 1985, era già malato e da lì a non molto se ne sarebbe andato. La pagina del “Corriere” si apre con una (bella e “storica”) foto di Mario Gozzini con Ernesto Balducci. A partire da qui vorrei rendere una testimonianza. In anni di frequentazione della Badia Fiesolana e della rivista “Testimonianze” non ricordo di aver mai sentito Balducci parlare del “Forteto”.

Naturalmente è possibile che la memoria mi inganni o che chi scrive fosse personalmente poco informato dei possibili contatti del fondatore di “Testimonianze” o di esponenti della Comunità di Badia con il “Forteto” ed i suoi animatori. Ma è anche vero che, se le vicende passate si ricostruiscono in base alla documentazione ed agli “indizi”, questo può essere un indizio di qualche rilievo. Forse il tema dei rapporti con il “Forteto” non era così importante come Tassini sostiene o, almeno, non era così evidente.

In termini generali, sono discutibili vari elementi interpretativi avanzati sulla questione. A partire dall’idea che Gozzini (di cui viene ricordato il rapporto stretto con Balducci) e Meucci (“progressisti” e favorevoli alla Legge 194), sarebbero stati pregiudizialmente ostili all’impianto accusatorio relativo alla vicenda del “Forteto” in quanto formulato, in prima istanza, da un magistrato (e poi parlamentare “antiaborista”) come Carlo Casini. Naturalmente, è possibile che Meucci (i cui grandi meriti verso il mondo minorile sono indiscutibili) allora abbia commesso un errore di valutazione continuando ad approvare, in alcuni casi, l’affidamento di giovani alla comunità mugellana. Ma quali riscontri storici ha una deduzione come quella che riconduce   tale scelta ad un atteggiamento di acritica predilezione “ideologica” verso il “progressista” “Forteto”? O che, addirittura, punta a ricondurre una vicenda così particolare e delicata allo storico scontro fra cattolicesimo “di sinistra” e cattolicesimo”ufficiale”?

Escluderei, peraltro, un’ostilità preconcetta di personalità come Gozzini, Meucci e Balducci verso Casini nella sua veste di magistrato. Balducci e Casini, divisi dalle contrapposizioni politiche, ad esempio, si stimavano reciprocamente. Altro non so dire. In anni più recenti, può darsi che vi siano stati, negli ambienti di sinistra, o nel mondo istituzionale della Toscana, sostanziosi elementi di sottovalutazione delle implicazioni del “caso Forteto”.   Ma mi pare una ricostruzione debole di appigli quella che vuole che essi abbiano radici (anziché in possibili e criticabili errori di valutazione) nella storia del “grande conflitto” politico e ideale che Firenze ha vissuto in una stagione importante della sua storia. Le personalità che l’animarono e che accanto a grandi intuizioni ebbero certamente, come il corso delle cose ha evidenziato, anche dei limiti culturali, sicuramente non la meritano.

  
Severino Saccardi

(direttore di “Testimonianze”)

 “Corriere Fiorentino”, 26 Ottobre 2012

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