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La corruzione? Un infinito gioco dell' Oca
Pubblicato sul "Corriere Fiorentino", martedi' 8 maggio
Un perverso “Gioco dell’Oca”. A 20 anni da “Mani pulite”si torna al punto di prima. Che dire?   Soprattutto, che fare?

La “nuova” questione morale è caratterizzata non solo dall’intreccio fra politica ed affari. Una patologia di cui anche a Firenze ed in Toscana le cronache (e le inchieste dei magistrati) si sono occupate. Il quadro è più composito, con illegalità di diversa gradazione che si sommano “in alto” (nella dimensione politico-partitica) e “in basso” (evasione fiscale e diffusione dell’inquinamento malavitoso…).

Problemi (anche) storici, per il nostro Paese. Che, nella sua vicenda unitaria, ha conosciuto prima una classe dirigente onesta (ma antipopolare) come la “Destra storica” E, poi, nell’allargamento positivo della base di consenso (“Sinistra storica”), ha preso confidenza con il “trasformismo”. L’ambivalenza ha spesso segnato il rapporto politica-società. Giolitti, grande statista, era definito anche “ministro della malavita”. In seguito, si sono nascosti in zone d’ombra i rapporti fra mafia e certi settori del potere. Ma questa non è che una faccia della storia. Ci sono sempre stati magistrati, funzionari, esponenti politici che contro il “male oscuro” dell’illegalità hanno combattuto con coraggio. Che ci hanno rimesso la vita (Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa, Ambrosoli…). Ricordo con emozione quel giorno, del 1982, in cui scesi dall’aereo, in Sicilia (dov’ero per una manifestazione), e mi informarono dell’uccisione del dirigente comunista Pio La Torre.

Prender lezione da quelle esperienze imporrebbe di voltare pagina rispetto alle più pesanti eredità di una storia che le dinamiche del mondo attuale (configurazione internazionale delle mafie in una “piovra globale”, estensione planetaria dei fenomeni corruttivi… ) tendono ad aggravare. Urge una svolta. Con l’ approvazione di efficaci misure anti-corruzione e con la semplificazione del ginepraio di leggi in cui il rapporto patologico affari-politica prospera. Non è che l’ “uovo di Colombo” di una riforma della politica che riscopra quei fondamenti dell’etica (Machiavelli non avrebbe obiezioni) senza i quali ogni rinascita del vivere civile è una chimera.

Severino Saccardi

Al tema è dedicato il volume n. 480 di "Testimonianze" (presentazione e disccusione pubblica: 8 Maggio, Teatro "L'Affratellamento", Firenze).

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