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Nordafrica chiama Europa. Quella di La Pira
Venerdi' 15 aprile, "Corriere Fiorentino"

"Perdonatemi, guerre lontane, se porto fiori a casa./Perdonatemi, ferite aperte, se mi pungo un dito./ Chiedo scusa a chi grida dagli abissi per il disco col minuetto (...) chiedo scusa al tutto se non posso essere ovunque". Così la poetessa-premio Nobel Wislawa Szymborska evoca sentimenti di partecipazione e di colpevole impotenza di fronte al dolore del mondo. A tragedie come quella che, di nuovo, ha disseminato il Mediterraneo di morti. Fratelli e sorelle della parte più sfortunata della famiglia umana.
Il cordoglio deve, però, tradursi in assunzione di responsabilità. Il dato umano ed esistenziale va collocato nella concatenazione di eventi di un mondo che si voleva immobile. E che, invece, è un mondo in rivoluzione.
Sembrava un lago stagnante, il Mediterraneo. La “realpolitik” contava sui buoni rapporti con le dittature  e sull’ apparente immobilità di società che sembravano refrattarie alla democrazia.
Veniva rappresentato come un “altro” mondo, quello della sponda Sud del Mediterraneo. Invece, è il nostro stesso mondo.
Il tema della “cittadinanza mediterranea” (è stato ricordato qualche giorno fa al Convegno di Palazzo Medici Riccardi) è all’ordine del giorno.
Nordafrica chiama Europa. Siamo parte di un’unica “comunità di destino”. Sarebbe bello che di questo avessimo consapevolezza dal punto di vista etico-storico e culturale. E’ inevitabile che a questa conclusione ci spinga, se non altro, il realismo politico.
Ma l’Europa è prigioniera delle sue divisioni e dei suoi particolarismi. Rischiando un ritardo di quelli che, fra non molti anni, potrebbero essere emblematicamente ricordati sui libri di storia. Proprio adesso che sarebbe il tempo (anche a fronte di drammi come le ecatombi del mare) di progettare in grande.
Non sarebbe il momento, per l’Europa, di fare ora quello che non ha fatto per tempo? Di impostare, cioè, una seria, unitaria e condivisa politica di partenariato  con i paesi rivieraschi della sponda sud dell’antico “mare nostrum”?
Sulle questioni dei movimenti di popolazione, dell’ambiente, della sicurezza, dello sviluppo
(“problemi assoluti”, secondo padre Balducci) ci sarebbe da impostare un confronto di grande respiro. C’è chi dice che all’ordine del giorno sarebbe una grande “Helsinki per il Nord-Sud” (per analogia con la Conferenza di Helsinki che pose su basi nuove il rapporto fra Europa dell’ Est e dell’Ovest e preparò l’ Ottantanove). Sarebbe anche il modo migliore, e non paternalistico, per proteggere i “gelsomini” delle rivoluzioni dalle gelate fondamentaliste. Prospettive ampie e di grande portata. Ognuno dei Paesi dell’area euro-mediterranea è chiamato a fare la propria parte. Così, per quanto loro compete, anche città, regioni e comunità locali. Come Firenze e la Toscana. Sembrava una bizzarria,  la convocazione da parte di La Pira dei sindaci dell’ Europa e del Mediterraneo, ed era forse un’intuizione in anticipo sulla storia.

Severino Saccardi

 

(nella foto Pozzallo, paese natale di La Pira, "porta" del mediterraneo ed oggi meta di sbarchi)

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